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La Brigata di Supporto, dal Generale Fantasia a Incisa di Camerana

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Dal 2001 ad oggi la Brigata di Supporto, grazie all’operato dei 14 Comandanti che si sono alternati al suo comando, è diventata un’Unità modello, che si è distinta in ogni occasione per efficienza e prontezza operativa, anche in campi che non dovrebbero esserle congegnali. Infatti, nel periodo peggiore della pandemia essa ha reso subito disponibili organizzazione, spazi, personale, materiali e strutture per supportare il grande sforzo che stava facendo in quei mesi la sanità lombarda per alleggerire il sovraccarico degli ospedali

– Enzo Ciaraffa –

Recarsi al lavoro il lunedì non è mai esaltante, specialmente se si è tirato a far tardi la sera precedente. Ero in questa condizione di spirito quando, in una mattinata di tardo autunno del 2001, in un giorno che non ricordo, appresi che si era finalmente costituita sul terreno la Brigata di Supporto a Solbiate Olona, un’Unità nata per sostenere logisticamente il Comando del NATO Rapid Deployable Corps. In verità era dal mese di gennaio che se ne parlava ed il Reparto alla Sede, che allora comandavo, aveva da tempo riciclato alla meglio alcuni alloggi per iniziare a sistemare almeno alcuni suoi uffici. Adesso che celebriamo il ventennale della Brigata sento il dovere e l’affetto di ricordare quella squadra di militari di leva del minuto mantenimento che sotto la guida dell’allora Sergente Piano – senza nessuna pressione o coercizione – decisero di rinunciare a licenze e permessi vari per ferragosto al fine di riuscire a trasformare gli alloggi in uffici… vorrei ricordare i loro nomi uno ad uno e invece mi sovvengono soltanto i visi. Ma mi basta per dir loro ancora una volta “grazie” col cuore.

Ricordo bene, invece, le colonne del Reparto, ovvero alcuni Sottufficiali come i Marescialli Puca, Gagliardi, De Stefano e graduati volontari come Leone, Salma, Porcheddu, Russo, Gentile e Di Giovanni per citarne alcuni. Comunque, quel lunedì di vent’anni fa, avviate le operazioni del reparto che riguardavano soprattutto la gestione delle operazioni logistiche della caserma, trovai finalmente il tempo per andare a vedere come si era sistemato il piccolo nucleo comando della costituenda Brigata … quando salii al primo piano della palazzina che dà sulla piazza d’armi per presentarmi a colui che, da poche ore appena, era diventato il mio Comandante, il Generale Giovanni Fantasia, provai un sentimento di compatimento per come il poveretto si era dovuto sistemare provvisoriamente, lui e i pochi collaboratori arrivati dal 2° Reggimento Bersaglieri di Legnano, se non ricordo male.

Da quel giorno, la Brigata di Supporto, grazie all’operato dei 14 Comandanti che si sono alternati fino ad oggi, tra i quali amo ricordare anche Righele, Bucci, De Feo e Pennino al fianco dei quali trascorsi una irripetibile esperienza umana e professionale, è diventata un’Unità – tipo, che si è distinta in ogni occasione per efficienza e prontezza operativa, anche in campi che non dovrebbero esserle congegnali. Infatti, nel periodo peggiore della pandemia, ha immediatamente reso disponibili organizzazione, spazi, personale, materiali e strutture per supportare il grande sforzo che stava facendo in quei mesi la sanità lombarda per evitare il sovraccarico delle terapie intensive e del pronto soccorso.

Ebbene, sotto la guida dell’attuale Comandante, Uberto Incisa di Camerana, in un batter d’occhio nell’area dei parcheggi esterni della caserma, normalmente destinati alle vetture civili dei militari della base, si materializzò un avamposto sanitario o, se preferite, un check point clinico avanzato che, in collaborazione con il personale dell’Azienda Regionale Emergenza Urgenze – AREU, garantì un provvidenziale alleggerimento del flusso di ambulanze provenienti delle province di Varese e di Como. Sicché, all’arrivo delle ambulanze, il personale medico provvedeva ad una prima visita per poi, se valutato necessario, indirizzare i pazienti visitati presso la struttura ospedaliera ritenuta più idonea e disponibile, evitando così di intasare quegli ospedali già in sofferenza. Per fortuna la situazione generale dei contagi e dei ricoverati è cambiata e la Brigata di Supporto ha potuto ricordare il ventennale smantellando il suo check  point, fidando di non doverlo riaprire mai più.

Se le severe norme sanitarie lo consentissero, sono sicuro che domani moltissime persone si recherebbero presso la caserma “Ugo Mara” per poter dire grazie ai Quadri della Brigata di Supporto mentre questi ricordano il loro ventennale in forma ridotta e distanziata. Ma se li conosco bene (e li conosco bene …), so per certo che essi non ambiscono a nessun riconoscimento che sarebbe superfluo e perfino stucchevole nella circostanza, perché quando l’Italia chiama, i suoi soldati in mimetica o in camice bianco conoscono una sola riposta: “Eccoci!”.

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