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Ipse dixit… l’Ucraina deve vincere o l’Alleanza Occidentale muore

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Unione europea
Secondo Mario Draghi i valori fondanti dell’Unione europea sono la pace, la libertà e il rispetto della sovranità di altri Paesi, ed è per questo, secondo lui,  che non c’è alternativa per gli Stati Uniti, per l’Europa e per i loro alleati se non aiutare l’Ucraina a vincere la guerra perché accettare una vittoria russa o un indefinito pareggio indebolirebbe fatalmente altri Stati confinanti e manderebbe un messaggio agli autocrati di Mosca che l’Ue è pronta a scendere a compromessi su ciò che rappresenta

– Enzo Ciaraffa –

Una guerra, giusta o ingiusta che sia, non è roba per cuori fragili perché tende all’annientamento del nemico che, non dimentichiamolo, è fatto di uomini e di donne col corollario di vecchi e bambini che il più delle volte ne soffrono gli effetti indiretti anche se non sono in prima linea. Intanto bisogna dire subito che, a proposito della guerra, utilizzare gli aggettivi giusta e/o ingiusta, come abbiamo appena fatto noi, è di per sé sbagliato perché tutte le guerre sono ingiuste, se non altro perché fanno ritornare gli esseri umani alla loro condizione primordiale quando, appena una spanna sopra gli animali feroci, essi riuscivano a risolvere le controversie soltanto con una violenza che recava in sé ancora i connotati della discendenza belluina. Oddio, visto quanto accaduto nel corso della Prima Guerra Mondiale ma, soprattutto, nella Seconda Guerra Mondiale, possiamo tranquillamente sostenere che l’uomo non si è ancora liberato di quei connotati, anche se poi nel corso dei secoli ha dato loro nomi lessicalmente rassicuranti come, per citarne alcuni, pogrom, soluzione finale, shoah, pulizia etnica, rieducazione politica.

Ciò posto, bisogna dire che anche nel corso di una guerra totale come quella combattuta nel periodo 1940 – 1945, alcuni belligeranti tra gli alleati iniziarono a porsi il serio problema di non arrecare, per quanto i loro fini militari lo consentissero, danni alla popolazione civile. Insomma, s’iniziò a pensare che forse anche la guerra dovesse avere una sua decenza, sicché dal dopoguerra fino a ieri, tutte le disposizioni, i concordati e i trattati tra Stati e organismi sovranazionali come l’Onu hanno mirato al conseguimento di tale obiettivo senza mai raggiungerlo del tutto.

Infatti, per la seconda volta in meno di un secolo, la guerra è riuscita di nuovo a coinvolgere direttamente la popolazione civile: è avvenuto qualche giorno fa in Ucraina, precisamente a Nova Kakhovka, dove è stata fatta saltare la locale diga sul fiume Dnepr senza curarsi delle centinaia di migliaia di persone che l’acqua tracimante avrebbe travolto. Gli ucraini dicono che sono stati i russi a minare la diga per frenare la loro (troppo strombazzata) controffensiva; i russi sostengono che sono stati gli ucraini allo scopo di assetare la Crimea da loro occupata nel 2014.

In realtà a trarre vantaggi dagli ucraini impantanati è soltanto la Russia la quale, peraltro, aveva già adottato la tattica della rottura delle dighe ucraine durante l’avanzata tedesca del 1941. Ma a questo punto diventa irrilevante conoscere gli autori questa ennesima efferatezza, sta di fatto che, per la seconda volta in meno di un secolo, si è voluto colpire deliberatamente la popolazione non combattente, senza nessun patema d’animo, con un’indifferenza per la vita d’innocenti che dovrebbe allarmarci tutti perché il prossimo obiettivo degli inefficaci generali russi  potrebbe essere la centrale nucleare di Zaporižžja, che già oggi è in pericolo perché l’acqua della diga fatta saltare serviva anche a raffreddare i suoi reattori. È probabile, dunque, che come stiamo facendo ormai da trent’anni, a breve assisteremo “preoccupati” a un’altra Cernobyl. Poi, incoraggiato dalla nostra ciarliera inanità, il buon compagno Vladimir Vladimirovič, in arte Putin, passerà agli ordigni nucleari cosiddetti tattici per assoggettare l’Ucraina… e poi, quando vorrà tutto il resto?

E allora non ci resta altra scelta che contribuire alla sconfitta del despota del Cremlino, come ha efficacemente spiegato quello che secondo alcuni analisti sarà il prossimo presidente della Banca Mondiale, Mario Draghi, parlando al Massachusetts Institute of Technology di Boston: «I valori esistenziali dell’Unione europea sono la pace, la libertà e il rispetto della sovranità democratica, ed è per questo che non c’è alternativa per gli Stati Uniti, l’Europa e i loro alleati se non garantire che l’Ucraina vinca questa guerra […] Accettare una vittoria russa o un pareggio confuso indebolirebbe fatalmente altri Stati confinanti e manderebbe un messaggio agli autocrati che l’Unione europea è pronta a scendere a compromessi su ciò che rappresenta, su ciò che è. Segnalerebbe inoltre ai nostri partner orientali che il nostro impegno per la loro libertà e indipendenza – un pilastro della nostra politica estera – non è poi così incrollabile […] Vincere questa guerra per l’Europa significa avere una pace stabile». E adesso chi glielo dice a Giuseppe Conte e ad Elly Schlein che bisogna continuare ad armare l’Ucraina se vogliamo riportare la pace e la sicurezza in Europa?

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