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I conflitti israelo-palestinesi: tragedia di una storia infinita

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Dopo la Seconda Guerra Mondiale e l’orrore dell’Olocausto, quando nel 1947 al termine del mandato britannico sulla Palestina l’Onu decise di dividere il territorio dell’ex colonia in due Stati, ebraico e arabo, si badi bene, “arabo” e non palestinese, furono proprio gli Stati arabi circostanti a  boicottare tale risoluzione fino al punto che l’Egitto e la Giordania arrivarono a occupare militarmente i territori destinati al costituendo Stato arabo, non in nome della Palestina ma per conto proprio, entrando così in conflitto con l’entità israeliana

– *Mauro Arnò –

L’efferato attacco delle milizie di Hamas allo Stato d’Israele, lanciato con piena sorpresa ed effetti devastanti il 7 ottobre scorso, con la sua brutalità e con la drammatica scia di sangue che si è lasciato dietro ha tracciato un solco ancora più incolmabile tra due popoli che, storicamente, non sono mai riusciti a trovare un punto di incontro nelle loro pur legittime aspirazioni di godere, entrambi, di una patria nella quale poter vivere e prosperare in pace.

Purtroppo la storia di quelle terre è sempre stata travagliata poiché, da tempo immemorabile, crocevia di popoli e civiltà – cananei, caldei, egizi, giudei – che, di volta in volta, le hanno occupate, colonizzate, sfruttate e, infine, abbandonate. E, poi, le invasioni, gli egizi, gli assiri, i babilonesi e infine Roma che, per debellare una volta per tutte gli irriducibili ebrei, ne causò ben due diaspore: nel 70 e nel 135 d.C. . La Caput Mundi, infatti, scacciò il popolo ebraico da quelle terre sulle quali esso aveva vissuto e prosperato sotto il governo di grandi re come Saul, David e Salomone che avevano reso ricco e potente il regno di Israele e dove quel popolo sarebbe riuscito a ritornare solo dopo quasi duemila anni.

Nel frattempo i territori in questione vennero ripetutamente occupati da arabi, turchi ottomani, inglesi ma tutti – in egual misura – “invasori”, senza che vi si stanziassero popolazioni stabili, che non fossero tribù nomadi e senza particolari legami storici, culturali o statuali, a differenza di quanto era accaduto, secoli prima, con gli ebrei.

E giungendo alla storia recente, dopo la tragedia della Seconda Guerra Mondiale e l’orrore dell’Olocausto, quando nel 1947 – al termine del mandato britannico – l’Onu decise di dividere il territorio dell’ex colonia in due Stati, ebraico e arabo (si badi bene, arabo e non palestinese), furono proprio gli Stati arabi circostanti a boicottare la risoluzione dell’Onu fino al punto che l’Egitto e la Giordania occuparono militarmente i territori destinati al costituendo stato arabo, non in nome della Palestina – un’entità statuale mai esistita, politicamente parlando – ma per conto proprio, entrando così in conflitto con i dirimpettai israeliani.

Dopo che Egitto e Giordania furono inaspettatamente e pesantemente sconfitte dal neo costituito Stato di Israele nel 1948, fu ancora una coalizione araba e non palestinese (composta da Egitto, Siria, Libano, Giordania, Iraq e Arabia Saudita) ad attaccare Israele, venendo ancora una volta sconfitta nella “guerra dei sei giorni” del 1967 che diede vita, di conseguenza, all’occupazione israeliana di Gaza, della Cisgiordania, di Gerusalemme Est e delle alture del Golan. Fu solo a quel punto che, per puro calcolo politico e con lo scopo di destabilizzare e screditare il giovane Stato ebraico, gli arabi che avevano invano tentato di impadronirsi e dividersi tutti i territori dell’ex colonia britannica, s’inventarono l’esistenza di uno Stato e di un popolo palestinese di cui non ci sono mai state evidenti prove di esistenza quale entità statuale unita, autonoma e indipendente   nella pur millenaria storia di quei territori. Pertanto, la risposta alla domanda: «Da quanto tempo esiste uno Stato palestinese» non può che essere che una: non è mai esistito e, purtroppo, non esiste ancora oggi!

Esiste solo un popolo autodefinitosi palestinese che da oltre settant’anni è tenuto nell’indigenza e in ostaggio in primis dai suoi autoproclamati “fratelli” arabi delle sedicenti organizzazioni indipendentiste, come Hamas e Al Fatah, o degli Stati che confinano con Israele, che lo hanno reso oggetto e arma dei loro tentativi di egemonizzazione allo scopo di destabilizzare ora questo e ora quello Stato rivale. Basti guardare a cosa è accaduto al Libano, terra che negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso era considerata la Svizzera del Medio Oriente, per la sua ricchezza e prosperità e che è divenuta il teatro di lotte fratricide e sanguinose delle varie fazioni in campo, spalleggiate e sovvenzionate da altri Stati arabi o comunque musulmani, come la Siria e soprattutto l’Iran.

Costoro hanno ridotto la Terra dei Cedri (dove ho operato per conto dell’Onu) a un immenso campo di battaglia permanente dove i conti si regolano ormai da tempo immemorabile con le auto-bomba, allo scopo di far prevalere questa o quella fazione senza che il governo di Beirut abbia la capacità o la forza di imporre il rispetto della legge. E tutto ciò è spesso e volentieri giustificato con la menzogna di correre in aiuto dei fratelli palestinesi vessati da Israele. Quando, e a quali condizioni potrà aver fine questa tragedia infinita dei conflitti israelo-palestinesi che l’Occidente continua ipocritamente a ignorare fino all’esplosione di fatti atroci e raccapriccianti come quelli accaduti negli ultimi giorni, indignandosi e proponendo, poi, soluzioni tanto complesse quanto irrealizzabili? Purtroppo, a oggi, questa domanda non ha ancora avuto una risposta razionale e, anzi, in quelle terre dove duemila anni fa si vaticinò l’avvento del “Regno dei Cieli”, in cui pace e giustizia potessero prosperare, sta prendendo forma l’inferno in terra.

*Generale Mauro Arnò – Già Capo Ufficio Cooperazione Civile-Militare della Brigata Multinazionale Ovest – Missione Onu-Unifil

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