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Dopo l’era del cretaceo arriverà quella del gretaceo?

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Greta è una ragazzina che non possiede nessuna conoscenza e nessun titolo per poter non diciamo discettare sul clima, ma neppure sulla lettura del barometro di casa. Eppure, nonostante ciò, al suo pensiero si sono inchinati capi di Stato in debito di popolarità, il papa, l’UE e l’ONU, relegando così scienziati e premi Nobel, che certamente ne sanno più della maggior parte di noi mortali sul clima, al ruolo di cialtroni semianalfabeti, quando non ad infami produttori di fake news, ovvero gli untori del terzo millennio
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Crediamo che ogni genitore dotato di normale buonsenso e di possibilità economiche, per curare i propri bambini, si rivolga al miglior pediatra disponibile sulla piazza, cioè ad un professionista che, per poter emettere diagnosi e terapie, prima si è laureato in medicina, poi si è specializzato in pediatria e, infine, ha fatto tanta pratica presso ospedali e cliniche varie. Questo comportamento – a parte gli amarevoli commenti sulla sanità di classe –  la maggior parte di noi lo troverebbe razionale.

Ebbene, quando parliamo di problemi climatici la nostra razionalità e buonsenso vanno a farsi benedire anche di fronte ad inoppugnabili verità scientifiche. Un premio Nobel per la fisica come Carlo Rubbia, uno scienziato come il Professore Ordinario di Geologia Applicata Uberto Crescenti e altri novantuno studiosi, tra i quali il professor Antonino Zichichi, hanno spiegato in una lettera diretta alle più alte cariche dello Stato che cosa sta in realtà accadendo e che, per ragioni di spazio, riportiamo soltanto nei suoi punti centrali: «Bisogna essere consapevoli che l’anidride carbonica di per sé non è un agente inquinante. Al contrario essa è indispensabile per la vita sul nostro pianeta […] L’origine antropica del riscaldamento globale è però una congettura non dimostrata, dedotta solo da alcuni modelli climatici, cioè complessi programmi al computer, chiamati General Circulation Models. Al contrario, la letteratura scientifica ha messo sempre più in evidenza l’esistenza di una variabilità climatica naturale che i modelli non sono in grado di riprodurre. Tale variabilità naturale spiega una parte consistente del riscaldamento globale osservato dal 1850. La responsabilità antropica del cambiamento climatico osservato nell’ultimo secolo è quindi ingiustificatamente esagerata e le previsioni catastrofiche non sono realistiche».

Greta Thunberg è una sedicenne svedese che, titillata dall’establishment, da qualche anno bigia la scuola per andare in giro per il mondo a incitare le folle contro il cambiamento climatico all’insegna dello slogan “Sciopero scolastico per il clima”, che avrebbe scritto il libro dal titolo La nostra casa è in fiamme. Poi, resisi conto di essere andati un po’ troppo in là, i media adoranti hanno pensato di correggere il tiro e chiarire che, in realtà, la ragazzina il libro lo avrebbe scritto non da sola ma con i genitori.

La nostra svedesina, dunque, non possiede nessuna conoscenza e nessun titolo per poter, non diciamo discettare sul clima, ma neppure sulla lettura del barometro di casa comprato a un euro dai cinesi. Eppure, nonostante ciò, al suo pensiero sul clima si sono inchinati capi di Stato in debito di popolarità, il papa, l’UE e l’ONU, relegando così scienziati e premi Nobel, che certamente ne sanno più di Greta sul clima, al ruolo di cialtroni analfabeti, quando non ad infami produttori di fake news.

A questo punto dovremmo cominciare a chiederci a chi giova il catastrofismo climatico che ha trovato in Greta la sua Giovanna d’Arco, anziché prendere atto del problema che, pur al cospetto di eventi ciclici ed ineluttabili, dovrebbe motivarci per organizzare un “buongoverno dell’ambiente” al fine di limitare le conseguenze di un cambiamento climatico che, qualsiasi cosa faremo, proseguirà per la sua inarrestabile strada com’è avvenuto almeno quattro volte nella storia del nostro pianeta.

La risposta a chi giova il catastrofismo è perfino troppo semplice: giova soprattutto a quell’establishment che migliore propagatrice di Greta non poteva trovare. Come dire che giova a coloro che orientano il pensiero unico in diversi modi e con diversi mezzi (media in testa) e che, guarda caso, sono i vertici di quelle multinazionali che per noi, larve impaurite, dovranno produrre cibo ecologico, auto ecologiche, case ecologiche, energia ecologica, pale eoliche, pannelli solari, sistemi per l’agricoltura ecologica, carta igienica ecologica e via discorrendo, con dei ritorni economici neppure inimmaginabili dai poveri mortali.

Ma è credibile l’entusiasmo green di questi giorni di Conte e compagni? Secondo noi no, anzi è un entusiasmo pericoloso perché cela demagogia e ignoranza. Infatti l’Italia, con i 32 milioni di tonnellate di amianto da bonificare e le centrali a carbone che ancora non riesce a chiudere, ha un problema ambientale che forse non riuscirà a risolvere mai. Ecco perché avremmo preferito qualche entusiasmo in meno a favore di un onesto resoconto su quei realistici provvedimenti che, sul breve termine e con le risorse che abbiamo, è possibile mettere in cantiere a protezione dell’ambiente, anche in rapporto al ciclico mutamento del clima.

Ma la demagogia, di per sé già più inquinante dello smog, è peggio del “gretinismo” che (ahinoi!) sta degenerando in una malattia che, quella sì, potrà fare estinguere l’umanità: il cretinismo eretto a religione ambientalista.

( La vignetta è di Donato Tesauro )
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