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Costituzione e leggi ambientali… allora ditelo che siete impediti!

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Costituzione
Il Parlamento italiano, il maggior vivaio d’incapaci del pianeta, non ha neppure provato ad innescare un dibattito sulle modifiche in Costituzione degli articoli 9 e 41, in modo da stemperare il giacobinismo ambientalista delle Sinistre, ed ha approvato il tutto senza fiatare, con 468 voti a favore, uno contrario e sei astenuti. Questo insolito unanimismo fa sì che le modifiche dei due articoli in questione, essendo state votate dai due terzi della Camera in seconda battuta, non siano riformabili e non possono essere sottoposti, questi, a referendum abrogativo

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Mentre la Germania e la Francia, per fronteggiare la penuria di gas dovuta alle turbolenze russo-ucraine, riaccendevano alcune centrali a carbone, il Parlamento italiano inseriva nella Costituzione delle norme riguardanti la tutela ambientale. Infatti, l’8 febbraio scorso, la Camera ha approvato in via definitiva la riforma che, segnatamente all’ambiente, integra e modifica gli articoli 9 e 41 della nostra suprema legge, che adesso dovremo interpretare così:

–  articolo 9: La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni;

–   articolo 41: L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana, alla salute, all’ambiente. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali.

Sacrosanti proponimenti, intendimenti scontati e che nessuno, che si reputi sano di mente, potrebbe contestarne le finalità di partenza, perciò andiamo a vedere che cosa comporterà alla fine questa modifica costituzionale, così come è stata partorita: sul breve termine bisognerebbe immediatamente chiudere l’Ilva di Taranto, bonificare i quindici chilometri della superficie che attualmente essa occupa e smettere di produrre acciaio in Italia oppure farla andare avanti di deroga in deroga inficiando, così, gli articoli appena approvati. Stessa sorte dovrebbero seguire gli altri 981 stabilimenti che in Italia trattano sostanze pericolose e che potenzialmente nuocciono alla salute e all’ambiente, come benzina, ammonica, gas e derivati. E allora che cosa facciamo, chiudiamo tutto e ritorniamo all’anno zero della civiltà umana?

È chiaro che le ambasce energetiche del presente sono figlie del dissennato giacobinismo ambientalista del passato, quando una Sinistra psicologicamente luddista, che tramite le piazze riusciva ad imporre ai deboli governi democristiani la propria arcaica visione della società, propugnò, e ottenne, la chiusura delle centrali nucleari di Trino, Caorso, Montalto di Castro, Latina e Sessa Aurunca. Perfino i potenti Verdi tedeschi, al governo del loro Paese, si sono dimostrati più pragmatici e ragionevoli della Sinistra grillo-piddina in tema di tutela ambientale.

Beninteso che noi possiamo anche scegliere di chiudere con la modernità ed iniziare a vivere come gli amish americani, però poi non si venga a parlare di ripresa industriale, di campagna vaccinale (che è la quintessenza del progresso scientifico e della produzione industriale), e si lasci perdere anche l’energia eolica e quella solare, perché sia i pannelli solari che le pale eoliche devono avere alle spalle un supporto industriale capace di produrli. Questo giusto per fare qualche esempio delle nostre contraddizioni di ambientalisti senza cervello, che non vogliamo capire di trovarci a un bivio che deciderà le sorti del pianeta per un tempo ragionevolmente lungo, anche se alla fine del percorso il risultato non cambierà: l’umanità soffocherà nelle sue stesse scorie. Sicché, o impariamo a gestire con tutta la compatibilità ambientale possibile le fonti energetiche pulite, come quelle nucleari e idrodinamiche, o saremo fottuti e subito!

Questa è la nuda e cruda verità, nonostante le fumisterie delle varie convenzioni, accordi e protocolli internazionali che, come stiamo vedendo in questi giorni, quando occorre nessuno rispetta più.

Purtroppo, oltre a un limite squisitamente culturale, i miserelli che continuiamo a eleggere per governarci (sic!) ne hanno anche un altro di tipo funzionale: fatta una legge, sparatone il presunto merito con qualche frase ad effetto su Twitter, essi dimenticano di passare alla sua trasposizione, fatta di norme applicative e di convenzioni. Poverini, sono troppo occupati a giocare con i telefonini.  Se non fosse così, non staremmo a domandarci dove siano le nuove centrali nucleari per produrre energia pulita o, a fronte del progressivo squagliamento dei ghiacciai e dell’assottigliamento delle riserve di acqua dolce, dove siano i desalinizzatori per rendere potabile l’acqua del mare. E i depuratori dei fiumi? Qualcuno ha pensato a delle navi rastrella-plastica negli Oceani? E stiamo parlando di correttivi facilmente realizzabili ma, evidentemente, la capacità della nostra classe dirigente non riesce ad andare oltre la sparata demagogica su di un tema così importante.

Eppure di cervelli nel campo della produzione di energia pulita ne abbiamo, solo che per poter lavorare essi devono emigrare all’estero, questo perché per la ricerca scientifica in Italia si spende meno che per le ludopatie. È esemplificativo in questo senso il fatto che, proprio nelle scorse settimane, l’Inghilterra abbia realizzato un prototipo di reattore per ottenere energia dalla fusione nucleare pulita, e ciò anche con la collaborazione di ricercatori italiani.

Comunque, il guaio adesso è che, in nome della tutela ambientale, chiunque tra Comuni, Province, Regioni e Stato può imporre al cittadino modifiche e corvée strutturali sulla propria casa, potendo perfino bloccare la nascita o la prosecuzione di qualsiasi attività produttiva in nome dell’articolo 41 della Costituzione che “…determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali”. E poi che cosa significa che l’attività pubblica e privata può essere indirizzata e coordinata, stiamo per adottare forse, con mezzo secolo di ritardo, i piani quinquennali della Russia comunista?

Il Parlamento italiano, il maggior vivaio di incapaci del pianeta, non ha neppure provato a innescare un dibattito sull’argomento in modo da stemperare il giacobinismo ambientalista della Sinistra e, quatto quatto, ha approvato la modifica costituzionale con 468 voti a favore, uno contrario e sei astenuti. Questo insolito unanimismo comporta che le modifiche dei due articoli in questione, essendo state votate dai due terzi della Camera in seconda battuta, non siano più riformabili mediante referendum abrogativo.

Non v’è che dire: un delitto della stupidità perfetto!

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