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Cadranno i templi e le statue ma noi italiani ci saremo ancora

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noi italiani
Quale che sarà il futuro assetto del mondo, chiunque voglia assimilarci con le buone o con la forza, con la minaccia del taglio della testa o con l’imposizione del chador alle donne, sappia che la nostra ardente umanità, la nostra millenaria disposizione a fagocitare, prima o poi, quelli che arrivano in Italia, ci rende indistruttibili

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Dei social network russi – in primis Telegram – hanno fatto circolare un video (che non abbiamo visionato) nel quale due militari decapiterebbero un prigioniero ucraino e, per quanto dalle insegne delle uniformi pare non si sia capito il reparto di appartenenza dei boia, molti tra politici e giornalisti inclinano ad attribuire l’esecrando gesto ai miliziani della famigerata Brigata Wagner.

Ebbene, per quanto inorriditi da questa ennesima bestialità da chiunque fosse stata commessa, confessiamo di non essere stati sorpresi dopo i massacri dei russi occupanti sulla popolazione di Bucha la scorsa primavera, perché quell’accadimento è stato il punto di partenza dell’imbarbarimento della lotta sul campo ed è grazie a episodi di questo tipo che l’esercito russo si trascina appresso, fin dai tempi di Pietro il Grande, una tradizione di crudeltà e di disumanità che una sola volta nella sua storia ha dovuto fare i conti con un nemico alla sua “altezza”: il nazismo. Infatti, quella parte di II Guerra Mondiale combattuta sul suolo russo e in Europa, altro non fu che lo scontro tra due barbari titani per eliminarsi a vicenda. Pertanto, chi possiede oggi armate indottrinate e fanatiche alla maniera nazi-comunista come la Corea del Nord, la Cina e l’Iran si ritrova fatalmente alleato di Putin.  

Sicché ci preoccupa non poco l’evenienza di una pax globale di stampo russo-cinese-coreano-iraniano, a fronte di un’America che non riesce a proteggere i suoi segreti militari nemmeno da un ragazzino di vent’anni, di una Nato spesso bloccata dai capricci dei vari Erdogan e Orbán, e di una Chiesa in crisi d’identità e senza più capacità aggregante. Ebbene, in questa desolante prospettiva il ventre molle del blocco occidentale è l’Unione europea, una costosa organizzazione transnazionale che è capacissima di dirci quanto deve essere la lunghezza dei cetrioli, ma incapace di spendere un euro per la sua difesa militare. 

Ma anche l’Ue ha il suo ventre molle che, in un certo senso, è l’Italia, con la sua humanitas che un po’ le deriva dall’antica patria latina e un po’ dalla Chiesa universale, qualità queste che nei rapporti di forza non valgono una cippa. Eppure, in futuro abbiamo più possibilità noi italiani di sopravvivere all’instaurarsi del nuovo asse del male partente da Pechino e non, per esempio, un tedesco o un francese. La ragione?

Noi italiani, eredi della vitalità epicurea della caput mundi pagana e di quella spirituale della Chiesa cattolica, pertanto siamo portatori di un concetto universale dell’amore che gli eredi del comunismo e i fanatici religiosi non potrebbero capire neppure mettendosi d’impegno, concetto con il quale hanno dovuto fare i conti tutti quelli che sono giunti in casa nostra da padroni. D’altronde anche i greci fecero i conti con il suddetto concetto, infatti varrebbe per i futuri padroni il pensiero che Orazio dedicò alla Grecia conquistata dai suoi connazionali: «Graecia capta ferum victorem cepit». Sì, perché un popolo lo si può distruggere sul piano militare, lo si può anche annientare economicamente ma, come una sorgente carsica che s’interra per poi riaffiorare a chilometri di distanza, ridiventerà se stesso a ogni occasione. A riguardo ci piace raccontare un episodio della II Guerra Mondiale.

Il 5 aprile del 1943, i tedeschi nostri alleati inviarono una nota di protesta al viceconsole italiano di Salonicco, perché i militari italiani lasciavano in pace gli ebrei nelle zone che controllavano e, anzi, intrecciavano legami amorosi con le ragazze ebree. Un tale comportamento per i tedeschi era inaudito, abituati com’erano a violentare quelle ragazze nei Sonderbau, i postriboli dei campi di concentramento, prima d’avviarle alle camere a gas. Nella lettera di protesta tedesca v’era anche il particolare che con le ragazze greche noi italiani scambiavamo effusioni in pubblico come «…i baci sulla bocca». A riguardo e con un po’ d’invidia immaginiamo, la propaganda inglese chiamò ironicamente le truppe italiane di occupazione con il nome di Armata «S’agapò», che in greco significa ti amo

Ecco, quale che sarà il futuro assetto del mondo, chiunque voglia conquistare noi italiani con le buone o con la forza, con la minaccia del taglio della testa o con l’imposizione del chador, sappia che la nostra ardente umanità, la nostra millenaria disposizione a fagocitare (prima o poi…) quelli che arrivano in Italia o che incontriamo sulla nostra strada, conferisce efficacia e imbattibilità alla nostra “Armata S’agapò”.

Per cui l’Italia potrà essere anche culturalmente annichilita dai seguaci della signorina Schlein ad esempio, l’Europa potrà diventare anche una semplice espressione geografica, l’Occidente potrà anche scomparire come faro di civiltà e di democrazia, resteranno i nostri discendenti, le nostre opere d’arte, le lingue e le usanze che presero l’abbrivio dalla civiltà greca e latina dalle quali siamo stati partoriti.

Miseri e miserabili i tagliatori di testa del prigioniero ucraino, hanno seviziato e trucidamente soppresso un uomo indifeso pensando, magari, di passare alla storia.

Animali e illusi: la storia siamo noi!

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