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Bloccare gli anziani non può diventare la norma

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È davvero difficile capire il perché il governo, con un atteggiamento paternalistico e non supportato da validi dati scientifici, abbia deciso di tenere ancora chiusi nelle loro case uomini e donne di una certa età, mettendosi anche in aperto contrasto con l’articolo 3 della Costituzione e con la ragionevolezza, dal momento che l’ecatombe degli anziani non è avvenuta perché essi uscivano di casa ma, paradossalmente, in quei luoghi protetti che dovrebbero essere le Rsa, in Italia ma anche all’estero
– Mariangela Buttiglieri * –

Nelle ultime settimane, nel vortice delle notizie prime fatte filtrare e poi ufficialmente ritrattate dal governo, ho appreso con qualche sconcerto che, nella “Fase 2”, gli over sessanta ancora non potranno uscire di casa, come anticipato dal premier Giuseppe Conte durante una conferenza stampa che, in verità, è stata piena di proponimenti ed annunci ma di sostanza vicina allo zero.

Non voglio neppure soffermarmi su taluni aspetti curiosi, se non addirittura materia da psicologo, come il vezzo del nostro premier di coniugare, in questa fase, i verbi al futuro e al condizionale, segno, a mio avviso, che neppure lui crede fino in fondo in ciò che dice o promette. Preferisco piuttosto domandarmi quale sia la ratio di lasciare ancora segregati in casa persone anziane ma sane e, soprattutto, mi domando su quali basi scientifiche poggi una tale scelta.

Al momento, infatti, non abbiamo dati certi e letteratura adeguata sulla nascita, sull’evoluzione, sulle caratteristiche, sullo sviluppo e sui diversi effetti fisiopatologici del Covid-19. Fino ad oggi, ed è bene ricordarlo, i nostri sanitari hanno potuto curare soltanto i sintomi di questa infezione virale riuscendo, tuttavia, a salvare la maggior parte dei pazienti colpiti dal virus e, in molti casi, a costo della loro stessa vita, andando all’assalto senza esitazioni, senza paura e, qualche volta, anche senza le adeguate protezioni perché mancanti … stupendi, inimitabili soldati del bene!

È inspiegabile, pertanto, capire il perché questo governo, con un atteggiamento paternalistico e non supportato da validi dati scientifici, abbia deciso di tenere ancora chiusi nelle loro case uomini e donne di una certa età, mettendosi anche in contrasto con l’articolo 3 della Costituzione e, mio modo di vedere, con la ragionevolezza.

Purtroppo, da quando è iniziata quella che l’OMS, dopo molti tentennamenti e a disastro completato, ha definito pandemia, ricercare la ragionevolezza nei governi sarebbe un esercizio complicato, specialmente in quello italiano che ha, oggettivamente, più problemi degli altri sia sul piano politico, sia su quello economico. Non v’è ragionevolezza, infatti, nella pretesa che i congiunti, parenti ed affini fino all’ottavo grado, fidanzati compresi, possano uscire secondo il governo …  così ci può star dentro proprio tutto: chiunque potrebbe autodefinirsi fidanzato o affine di un’altra persona!

Tra l’altro, stiamo parlando di una generazione, quella degli anziani, che è parte preponderante della nostra storia perché visse la guerra, le povertà del dopoguerra e nondimeno si rimboccò le maniche per far risorgere il proprio Paese dai cocci dalla sconfitta, gettando così le premesse per quello che sarebbe diventato il “miracolo economico italiano”. Tra l’altro, quella che vuole tenere in casa il governo è una generazione di equilibrio nella nostra società, in difficoltà economiche crescenti, perché con la pensione spesso aiuta figli e nipoti, e che occupa ancora posizioni importanti nel mondo sanitario, dell’economia, dell’imprenditoria, della magistratura e degli artigiani per citare soltanto alcuni settori oggi determinanti per la ripresa post – pandemia.

A parte le riserve professionali avanzate prima, proprio non capisco perché s’insiste a trattare come bambini fragili e un po’ imbecilli soggetti che, invece, sarebbero così forti che, a partire dal prossimo anno, saranno mandati in pensione a 67 anni, prefigurandosi così un paradosso tutto italiano: bisognerà avere meno di sessantacinque per poter uscire da casa ma più di sessantasei per aspirare alla pensione.

Per che cosa, poi, per tutelarli dal contagio? Ma anche una motivazione del genere non regge perché con l’apertura alle visite di parenti e affini prevista dalla “Fase 2”, se non saranno gli anziani ad andare incontro al contagio uscendo di casa, sarà il contagio ad andare incontro a loro veicolato dagli ignari figli, o fratelli, o nipoti che andranno a trovarli. “Liberiamo” quindi i nostri anziani sani perché essi sanno meglio di noi come comportarsi in questi giorni di passione e, d’altronde, fino ad oggi la loro ecatombe non è avvenuta perché uscivano di casa, ma in quei luoghi “protetti” come le Rsa, in Italia ma anche all’estero.

Ma forse il comitato scientifico del governo a questo non ha ancora pensato.

* Medico specialista,
consigliere comunale a Busto Arsizio,
responsabile regionale del dipartimento salute di F.d.I.
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