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Battisti e le elezioni europee

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La verità è che sulla sorte del terrorista in fuga si sono cinicamente retti per alcuni anni gli equilibri politici di alcuni governi in Italia, in Francia ed in Brasile, Paesi questi ultimi che si opposero fermamente all’estradizione concedendo, anzi, a Battisti lo status di rifugiato politico per il timore di una persecuzione politica nei suoi confronti, manco fossimo stati la Russia stalinista e non l’Italia, come dire il Paese più garantista al mondo
Enzo Ciaraffa –

La fine dell’Impero Romano d’Occidente, pensate, iniziò alle porte della Cina un secolo prima della sua caduta ufficiale avvenuta nel 476 d.C. Ebbene, pochi forse hanno avuto il tempo di riflettere sul fatto che la debacle dei partiti europeisti è iniziata ieri in Bolivia, ad oltre 11.000 chilometri di distanza media dai diversi Paesi del nostro continente che, il prossimo 26 maggio, si recheranno alle urne per definire il nuovo assetto dell’Unione europea. È chiaro che, stante i ripetuti tiggì e lanci di agenzia, oggi intendiamo fare alcune riflessioni sulla vicenda di Cesare Battisti che è stato finalmente arrestato in Bolivia e tra poche ore arriverà in Italia.

Dal 1981 – anno della fuga di Battisti – si sono succeduti alla guida del nostro Paese la bellezza di ventinove governi espressi da quella pletora di partiti politici coinvolti in Tangentopoli e, perciò, spazzati via dalla ramazza di Mani pulite: possibile che in trentotto anni nessuno di quei governi sia riuscito a riportare nelle patrie galere un antistato della peggiore specie? Eppure la Francia e il Brasile non sono stati sempre governati rispettivamente dal socialista Mitterrand e dal tardo comunista Ignacio Lula ora in galera, che si opposero fermamente all’estradizione, concedendo a Battisti lo status di rifugiato politico per il timore di una persecuzione politica nei suoi confronti… manco fossimo stati la Russia stalinista!

Dal momento che in Italia v’erano almeno quattro famiglie che aspettavano giustizia dopo gli assassinii dei loro congiunti da parte di Battisti, si ebbe il colmo della tragedia quando si espressero a favore del “perseguitato politico” gli intellettuali della sinistra di mezzo mondo come, per citarne soltanto alcuni, Fred Vargas, Garcia Marquez, Daniel Pennac, Bernard-Henri Lévy e l’allora première dame francese Carla Bruni in Sarkozy. Ovviamente nessuno di quei signori aveva mai letto un foglio delle infinite carte processuali riguardanti il loro perseguitato politico, quello stesso che, invece, il magistrato italiano Armando Spataro aveva definito un “assassino puro”.

La verità è che sulla sorte di Battisti si sono cinicamente retti per alcuni anni gli equilibri politici interni dell’Italia, della Francia e del Brasile. Un esempio casereccio di quegli equilibri? Meglio due.

Nel 1998 l’allora ministro di Grazia e giustizia appartenente al partito della Rifondazione comunista che sosteneva il fragile governo D’Alema, Oliviero Diliberto, si recò in aeroporto per accogliere in Italia Abdullah Ocalan, il capo terrorista del Pkk del Kurdistan. E ciò nonostante un mandato di cattura emesso a suo carico dalla Turchia e dalla Germania nostri alleati nella Nato.

L’anno dopo, un altro fragile governo di sinistra, quello di Prodi, si adoperò per far rientrare dalle carceri statunitensi Silvia Baraldini, un’italiana processata per aver partecipato ad azioni terroristiche negli Usa, con l’impegno di farle scontare la rimanente pena in Italia. Ovviamente andò a finire come solitamente va a finire quando governa la sinistra, e cioè con la sostanziale impunità della terrorista estradata, con relativa figura di palta del governo italiano. Secondo voi, governi retti anche da forze neo marxiste, quali interessi potevano (realmente) avere a riportare in Italia un terrorista dei Proletari Armati per il Comunismo (Pac) come Battisti?

Poi è successo che, grazie sopratutto a questo modo d’intendere la sicurezza e la legalità dello Stato da parte della sinistra nelle sue diverse declinazioni, siano andati al potere in molte parti del mondo i cosiddetti populisti, come adesso i politicamente corretti chiamano coloro che rivogliono l’autodeterminazione dei popoli. E la musica è cambiata in pochi mesi.

V’è da preoccuparsi per tutto ciò? Crediamo proprio di no, anche se qualcuno in Italia e in Europa ha già cominciato a prendere il Valium prefigurandosi l’effetto catastrofico che l’arresto di Battisti avrà, per loro, sul risultato elettorale del prossimo 26 maggio. Il presidente Mattarella – ed era suo dovere farlo – ha subito espresso soddisfazione per l’arresto di Battisti, e stessa cosa ha fatto con un tempestivo tweet Matteo Renzi.

Adesso manca soltanto qualche distinguo pseudo garantista (e state tranquilli che ve ne saranno parecchi…) come quello di Marco Ferrando del Partito comunista dei lavoratori,il quale chiede addirittura l’amnistia per Battisti, e a maggio la vittoria dei “populisti” diverrà travolgente!

Immagine in evidenza: Battisti sulla spiaggia di Capocabana protetto da Lula
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