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Ai media mancava soltanto il commissario politico dei gay

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Diversity editor
La nuova figura del Diversity editor, recentemente introdotta dal quotidiano La Stampa di Torino, in un solo colpo vorrebbe orientare ciò che scriveranno i giornali sui diritti gay, e cioè suggerire le nuove tavole della legge LGBTQAI+ all’Ordine dei Giornalisti e redigere una sorta di prontuario sul tema anche per i magistrati giudicanti

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Una persona normalmente raziocinante farebbe una fatica improba nel tentativo di mettere in relazione i Commissari del popolo dei passati regimi comunisti con i diritti LGBTQAI+ sicché, prima di andare avanti, sarà utile spiegare che ai tempi del marxismo applicato in Russia, perlomeno fino a Stalin, esisteva il Commissario politico nei reparti delle forze armate, una figura che aveva come motto Smert špionam, ovvero “Morte alle spie”. In realtà, più che combattere lo spionaggio, quei commissari avevano, tra gli altri, il compito di verificare la purezza della fede comunista di comandanti e soldati… insomma, erano gli spioni del partito comunista sovietico che, evidentemente, non si fidava neppure del suo esercito.

Dallo scorso 12 maggio il quotidiano La Stampa di Torino ha introdotto la figura del Diversity editor nella redazione. «Chi è costui?» vi starete domandando come dei novelli don Abbondio, e noi, novelli azzeccagarbugli, avremmo volentieri tentato di spiegarvelo, se non fosse che l’impresa si è rivelata più difficile che insegnare il teorema di Pitagora a un criceto. Ragion per cui preferiamo affidarci al diretto interessato, il fresco di nomina Pasquale Quaranta, giornalista della già menzionata testata, per spiegare l’arcano senza aggiungere niente di nostro: «Una figura nuova nel panorama giornalistico italiano, con l’obiettivo di informare in modo sempre più inclusivo. Il Diversity Editor si inserisce nel Dna de La Stampa […] Ci occuperemo di persone Lgbtqia+ (lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer, intersessuali, asessuali) e di corpi non conformi […] Come Diversity Editor, avrò il compito di sensibilizzare la redazione e il pubblico, creando contenuti inclusivi e rappresentativi che riflettano l’ampia gamma di punti di vista ed esperienze in modo accurato e rispettoso. Questa rubrica promuoverà corsi di formazione giornalistica, eventi e iniziative sui temi della diversità e dell’inclusione, in collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti, associazioni ed espert* del settore, e stilerà linee guida per evitare errori e pregiudizi». Ammappete, quanta modestia d’intenti.

Premesso che l’asterisco omissivo di genere è una chicca de La Stampa e non nostra, avrete tutti rilevato da ciò che egli ha detto, che il neo Diversity editor, come un Commissario politico d’infausta memoria, vorrebbe “orientare”, in un solo colpo, ciò che scriveranno i colleghi (suoi…) sui diritti gay, e cioè suggerire le nuove tavole della legge LGBTQAI+ all’Ordine dei Giornalisti e redigere una sorta di prontuario sul tema anche per i magistrati giudicanti. E meno male che i prevaricatori, i reazionari, i fascisti starebbero al governo!

A questo punto e piuttosto perplessi, ce ne siamo andati un po’ in giro sul Web per capire chi sia realmente questo Pasquale Quaranta, del quale fino a ieri – ci perdonerà – ignoravamo perfino l’esistenza. Abbiamo scoperto così che il nostro fresco Diversity editor è stato il fondatore dell’Arcigay di Salerno, ha collaborato con Michela Murgia (la signora che vede il fascismo anche nelle strisce nere delle zebre del Masai Mara), con le principali testate del movimento arcobaleno e ha curato una rubrica sui diritti LGBTQAI+ per un mensile di Legambiente, prima di approdare al quotidiano la Repubblica e poi a La Stampa. Pare che a lui si debba anche l’idea di caratterizzare con i colori arcobaleno i loghi dei siti dei giornali del Gruppo Gedi in occasione della giornata mondiale contro l’omotransfobia. Oddio, non è molto per poter ambire di passare alla storia del giornalismo, ma non abbiamo trovato altro.

(La copertina è di Laura Zaroli)

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