I problemi dei politici italiani non sono nei capi che indossano

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È davvero stucchevole la polemica sui giacchini militari o para militari indossati da Matteo Salvini, ed esilarante il fatto che l’Usb, il sindacato dei Vigili del Fuoco, lo abbia denunciato per “porto abusivo di divisa”… magari avesse messo lo stesso zelo a difendere gli interessi della categoria
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Chi ha passato almeno qualche anno nelle forze armate sa bene che, quello d’indossare un capo di abbigliamento militare da parte di un politico che visiti dei reparti, non è mai un uzzolo del visitatore, bensì una scelta del reparto visitato, che il politico in alcuni casi accetta per cortesia, in altri è d’uopo per la necessità di confondersi con la massa: l’esibizionismo, salvo casi patologici, vi assicuriamo non c’entra proprio nulla.

Troviamo perciò stucchevole la polemica sui giacchini militari o para militari indossati da Matteo Salvini, ed esilarante il fatto che l’Usb, il sindacato dei vigili del fuoco, lo abbia denunciato per “porto abusivo di divisa”… magari avesse messo lo stesso zelo a difendere gli interessi della categoria! Peraltro, coloro i quali oggi hanno da ridire sulla passione di Salvini, sono gli stessi che difesero Renzi quando, nel giugno del 2015, recatosi a visitare il contingente italiano schierato in Afghanistan, indossò la giacca mimetica dell’esercito.

All’epoca, pur non nutrendo simpatia per Renzi a causa di alcune sue iniziative a nostro avviso liberticide, scrivemmo che non vedevamo nessuno scandalo nella mise militaresca dell’allora presidente del Consiglio, anche perché lo avevano fatto personaggi insospettabili prima di lui. Per citarne soltanto alcuni: il presidente americano Eisenhower, il presidente della repubblica Cossiga, papa Giovanni Paolo II, papa Ratzinger, papa Francesco, Fini, i ministri Pinotti e Trenta.

Il problema di Salvini, semmai, è di crescita personale e politica ma, soprattutto, di crescita comunicativa: sarebbe ora che la smettesse di fare l’ammazzasette e si mettesse a far politica, con quell’intelligenza e duttilità mentale che non pare difettargli. Ciò per evitare di passare a pieno titolo per il ministro del tweet, come l’ha definito qualche giorno fa Eugenio Scalfari. Anche perché, se è vero che gli italiani s’innamorano facilmente dell’uomo forte, essi se ne disinnamorano con altrettanta facilità quando i risultati promessi non arrivano. Come ad esempio sulla vicenda dei migranti della Sea Watch in stallo a Malta e che, nonostante i niet del ministro degli Interni, il governo ha deciso, a sua insaputa, di farne arrivare una parte in Italia.

E, per finire, saremmo tanto, ma tanto curiosi di conoscere il curatore dell’immagine di Salvini.

Perché?

Perché costui merita certamente lo stesso trattamento che Totò riservò al pittore-imitatore di Picasso nel film “Totò a colori”… ricordate la scena? Ve la riproponiamo.