È presto per indossare i panni di Napoleone
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Un elettore che a Genova abbia scelto Silvia Salis come sindaco, non è detto che poi a livello nazionale vada a votare il partito della segretaria che danza sul carro del gay pride e che vuole importare milioni di immigrati irregolari anche nella sua città, o quel Giuseppi che è una garanzia per coloro che si augurano il default dell’Italia
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Il risultato delle ultime elezioni comunali non è stato brillante per il Centrodestra specialmente a Genova, Ravenna e Assisi, città storicamente governate dalla Sinistra. È bastato questo per indurre Elly Schlein ad assumere pose e toni alla Napoleone dopo la battaglia di Austerlitz, nonostante che il test elettorale fosse riferito a 126 Comuni su 7.896, tralasciando il fatto che in alcuni di essi, come a Ravenna, un elettore su due non si è recato neppure alle urne. Ebbene, parlare di una svolta basandola su tali dati (come sta facendo la Elly nazionale e i suoi corifei mediatici che in Italia non sono pochi) è come voler spacciare la pisciatina di un neonato nato prematuro per il Rio delle Amazzoni. Il tentativo è goffo ma riusciamo a capirne i reconditi intenti: la segretaria piddina ha molto interesse a promuovere questa narrativa perché spera così di schivare i pugnali che iniziano a comparire al Nazareno e sa bene che, in caso di fallimento del prossimo referendum, il bersaglio sarà la sua schiena. Bisogna anche dire che la compagine di Centrodestra neppure questa volta è stata capace d’imparare dai propri errori perché, come già fatto a Milano con Luca Bernardo e in Sardegna con Paolo Truzzu, ha di nuovo proposto agli elettori dei candidati pressoché sconosciuti, se non improvvisati o addirittura sfiorati da inchieste giudiziarie.
Ma quand’anche quello di domenica scorsa fosse stato un test elettorale più qualificato, ci sarebbe comunque un dato storico che la Sinistra farebbe bene a non trascurare prima di fare faraonici progetti politici: la Democrazia Cristiana ha governato l’Italia per quasi ottant’anni nonostante perdesse ogni tanto le elezioni amministrative contro il Partito Comunista, Socialista e Repubblicano coalizzati, i cui leader, anche il più mediocre tra essi, dal punto di vista politico e intellettuale stavano parecchi chilometri sopra la testa di Elly Schlein e Giuseppe Conte. E, d’altronde, questo nostro assunto trova plastica conferma nel fatto che uno dei più mediocri superstiti della vecchia Democrazia Cristiana è stato eletto per ben due volte al Quirinale, in mancanza di meglio sulla piazza.
Durante le amministrative di domenica il Centrodestra ha dimostrato ancora una volta di non essere capace di approfittare di questa minorità politica e culturale (sì, culturale checché ne dicano i diretti interessati) dei leader della Sinistra continuando a sbagliare, specialmente nei piccoli e medi comuni. Nelle piccole comunità sociali, infatti, operano esigenze e aspettative locali come sussidi, assistenza sociale, alloggi comunali affittati a prezzo calmierato, la reputazione, la notorietà del candidato a sindaco e perfino le sue parentele, indipendentemente dal partito che lo esprime, innescando a volte dinamiche ed esperimenti amministrativi che poco o niente hanno a che vedere con le maggioranze nazionali.
Tutto questo panegirico per dire che in un momento tragico per l’ordine mondiale un elettore che a Genova abbia scelto Silvia Salis come sindaco, non è detto che poi a livello nazionale vada a votare il partito della segretaria che danza sul carro del gay pride e che vuole importare milioni di immigrati irregolari anche nella sua città, o quel Giuseppi che è la migliore garanzia per coloro che in Europa si augurano il default dell’Italia. Come non è detto che un operaio di Ravenna, che abbia votato il Partito Democratico alle comunali, poi sia disposto a supportare l’eventuale candidatura del segretario della Cgil nelle liste del Pd. Parliamo di quel Landini che sottoscrive contratti da cinque euro e che, al cospetto del prossimo inizio dei lavori del ponte sullo stretto di Messina (che dovrebbe dar lavoro a 100.000 operai per almeno cinque anni), ha chiesto alla Commissione Europea di sospendere l’iter di approvazione dell’opera.
La verità è che le elezioni comunali di domenica non hanno spostato di un millimetro il gradimento degli italiani verso la compagine governativa, gradimento che era e resta alto, ma non fino al punto di consentirle di battere il magmatico polo di Sinistra, presentandosi agli elettori litigiosa, divisa e quel che è peggio incapace perfino di proporre un candidato che abbia un minimo di appeal. È indubbio che Giorgia Meloni stia facendo un grande lavoro con gli strumenti, i collaboratori e i pochi soldi che ha a disposizione, ma all’elettore medio questo deve apparire subito chiaro anche attraverso scelte giudiziose a livello locale, sennò perso dietro le sirene della Sinistra (reddito di cittadinanza, bonus, finanziamenti a pioggia, eccetera) assisteremo al riemergere di quel qualunquismo italico che ci trascinerà verso il baratro in un momento in cui il mondo che conoscevamo sta per andare in pezzi e, pertanto, ha bisogno di mediatori. Quale appunto è la Giorgia nazionale.
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