La contraccezione tra Onan e la Coca Cola
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Accade sempre più spesso che, per evitare gravidanze indesiderate, alcuni influencer autoproclamatisi coach della salute ormonale abbiano preso il malvezzo di proporre, in alcuni casi, rimedi quali semi di papaya, olio di cocco, olio di neem (che ha pure qualità antiparassitarie) e, sembra, addirittura la Coca Cola
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Dottor Gaeta, è da parecchio che non ci soffermiamo su qualche problema legato alla tua professione di urologo-andrologo, anche se, stavolta, non so fino a che punto sia di tua pertinenza il problema che intendiamo affrontare: la contraccezione. Ma facciamo prima un breve excursus storico. Pare che la prima pratica contraccettiva la si debba a un personaggio biblico, tale Onan nipote nientemeno che di Giacobbe, uno dei padri dell’ebraismo. L’accorgimento non aveva nulla di particolarmente innovativo, perché quello praticato da Onan con la moglie e cognata Tamar era, in realtà, un coito interrotto, metodo non so fino a che punto efficace, ma anche frustrante per una coppia moderna.
A distanza di migliaia di anni dal seme disperso come metodo, a ottant’anni dai rapporti sul comportamento sessuale messi insieme dal biologo Usa Alfred Kinsey, e dopo l’invenzione di ogni tipo e forma di contraccettivo, noi genitori siamo stati così assenti nella vita dei nostri ragazzi e nella loro educazione sessuale che, per saperne di più, sono costretti a ricorrere ai social, con tutti i rischi che ciò comporta. Accade che, per evitare gravidanze indesiderate, molti influencer autoproclamatisi “coach della salute ormonale” abbiano preso il brutto vizio di proporre, in alcuni casi, rimedi quali semi di papaya, olio di cocco e olio di neem (che ha pure qualità antiparassitarie…) e, sembra, anche la Coca Cola. Che cosa sta succedendo?
Sta succedendo che ci troviamo al cospetto di un inedito fenomeno di “neo-medicina popolare digitale” che sta prendendo piede sui social grazie all’assenza della mediazione delle famiglie sul delicato tema e al vuoto lasciato dal Servizio Sanitario Nazionale, mentre i social offrono risposte rapide, accattivanti e, purtroppo, spesso anche false.
In caso di problemi e dubbi sulla contraccezione e in generale sulle pratiche da seguire per evitare gravidanze indesiderate, non sarebbe più rassicurante rivolgersi a specialisti conosciuti.
Parliamo di corda in casa dell’impiccato… certo che sarebbe rassicurante per gli interessati ma, purtroppo, noi specialisti nei vari settori della medicina, su temi affini a questo, ci troviamo ad affrontare due grandi problemi: il linguaggio estremamente semplice (ma fatalmente inefficace quando non pericoloso) degli influencer e la grande pervasività dei vari Tik Tok, YouTube e Facebook che spesso, senza accorgersene, fanno dei grossi guai, specialmente al cospetto di ragazzi molto giovani.
Ricordi il caso di quella ventiduenne che, rimasta incinta per due volte, all’insaputa del fidanzato e dei genitori, dopo aver partorito ha seppellito i neonati nel giardino della sua villetta a Vignale di Traversetolo? Ecco, a distanza di oltre un anno dai fatti, se tu potessi, che cosa diresti a lei e alle tante sue coetanee terrorizzate da un’imprevista gravidanza.
Non voglio fare un’invasione di campo perché un ginecologo sarebbe certamente più idoneo di un urologo-andrologo per rispondere a una domanda del genere. Ciò che posso dire come medico è che, evidentemente, la ragazza di Vignale non era a conoscenza degli svariati (e corretti) metodi per evitare una gravidanza.
Siamo soliti parlare di contraccezione al femminile, caricando così il problema unicamente sulle spalle delle donne: non sarebbe meglio su questo tema responsabilizzare anche i loro partner? Esiste una contraccezione al maschile?
La contraccezione maschile è una realtà in evoluzione, sebbene non esista ancora una pillola per lui omologata e sicura. L’idea che si sta sviluppando è quella di un pillolo al maschile, ovvero la somministrazione di testosterone esogeno per sopprimere LH e FSH, interrompendo così la produzione di spermatozoi.
Io e molti tra chi ci legge, caro dottore, non capiamo niente di sigle e di testosterone esogeno, perciò la domanda diviene inevitabile: l’interruzione della produzione di spermatozoi come metodo contraccettivo maschile determina una situazione transitoria o definitiva? E, fatto non secondario, lo stimolo e il piacere restano inalterati prima e durante il rapporto sessuale?
Il recupero della fertilità è possibile, ma richiede tempo: il 90% degli uomini torna a livelli normali entro dodici mesi dalla sospensione del trattamento. La contraccezione ormonale comporta anche alcuni effetti collaterali come acne, sudorazioni notturne, alterazioni dell’umore e della libido, affaticamento, ipertensione e riduzione del volume testicolare.
Scusa se mi prendo l’arbitrio di sintetizzare brutalmente la tua risposta: tra gli effetti collaterali bisogna mettere la pressione bassa, la diminuzione del piacere e le palle che diventano più piccole… meglio, allora, ricorrere al metodo del vecchio Onan!
È per queste ragioni che i maschi mostrano interesse quasi esclusivamente per metodi contraccettivi non ormonali, cioè che non abbiano nessun impatto sulla loro funzione e resa sessuale. In questa direzione alcuni composti meno invasivi sono in fase di studio, con l’obiettivo soltanto di “immobilizzare” gli spermatozoi, ma non sono stati ancora approvati per l’uso clinico.
Posto che l’educazione sessuale e la diffusione tra i giovani di moderni (e scientifici) metodi di contraccezione non possono essere lasciati in mano agli influencer o ad anonimi ciarlatani, che cosa, secondo te, sarebbe giusto fare per educare i ragazzi a una corretta gestione della loro sessualità?
Il primo passo sarebbe quello di trasmettere ai giovani messaggi validati da esperti in materia e dalle Società Scientifiche che operano nel settore, evitando il “fai da te”, o il dottor Google, o il più moderno Professor ChatGPT. Per essere efficace, l’educazione sessuale deve utilizzare linguaggi accessibili ai ragazzi. Il luogo ideale per un’educazione sessuale scientifica e responsabile dovrebbe essere la scuola, perché è la scuola che li accompagna nei vari gradi di crescita. Ovviamente, serve che il sistema scolastico nazionale si attrezzi in questo senso.
Educazione sessuale scientifica e responsabile a scuola? E la famiglia? E i dispositivi territoriali del Ssn? Sembra che negli ultimi tempi alla scuola si chieda tutto, eccetto che insegnare.
Intendevo dire che medici, psicologi, ostetriche, pedagogisti e consulenti familiari dovrebbero avere un certo spazio nei programmi scolastici. Ciò garantirebbe che i contenuti sull’educazione sessuale fossero aggiornati, basati su evidenze scientifiche e trasmessi ai giovani in modo disincantato, senza moralismi e superficialità. Sia chiaro, inoltre, che anche in questo compito la scuola non può, e non deve, sostituirsi alla famiglia.
Per finire, che consigli daresti a una ragazza adolescente per farla approcciare al meglio con la propria sessualità.
Essenzialmente tre: recarsi periodicamente dal ginecologo per averne suggerimenti e delucidazioni oltre che essere visitata; portare con sé (se accetta) anche il partner; non escludere la mamma da questo circuito di conoscenza e prevenzione.
E la Coca Cola?
Meglio berla…
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