Il reggiseno di castità…
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I presupposti della strana invenzione di Yūki Aizawa sono incentrati sull’errato convincimento che in una coppia il tradimento sia una prerogativa esclusivamente femminile mentre, stando alle statistiche, il primato è tutto al maschile
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Anche se la notizia ha incominciato a girare sui social già da qualche anno, abbiamo appreso soltanto in questi giorni che un giovane inventore giapponese, Yūki Aizawa, ha immaginato un reggiseno anti-infedeltà che si aprirebbe con l’impronta digitale del partner della donna che lo indossa. Ciò, pare di capire, avverrebbe tramite un sensore biometrico miniaturizzato inserito nella chiusura, che soltanto un’impronta digitale potrebbe sbloccare.
Ebbene, avendo vissuto parecchie primavere, nel corso della vita abbiamo avuto modo di assistere alla nascita di parecchie invenzioni inutili, quando non proprio dannose, come gli occhiali fatti con lo scotch, la sveglia che non suona, lo scolapasta per palati fini e l’asciuga-orecchie. Per quanto Aizawa abbia assicurato che non è prevista una massiccia produzione di siffatto reggiseno, osserviamo che la sua “scoperta” è un’esibizionistica cretineria tech e che nel civilissimo Giappone sono proprio messi male sul tema della fiducia tra i partner.
Peraltro, tale reggiseno non risolve affatto il problema della fedeltà sessuale della partner perché, da quando il mondo è mondo sia le donne che gli uomini commettono il padre di tutti i tradimenti con un organo che si trova al di sotto dell’ombelico. Ovviamente, non ignoriamo il fatto che, per commettere un peccato che risale a madre Eva, siano utilizzate anche alcune varianti di metodo e di mezzi, ma non per questo dobbiamo per forza inventare le mutande di pizzo con l’apertura a tempo, i guanti con le spine sigillati ai polsi e una chiusura a combinazione per le labbra…
Esaurito l’approccio goliardico, sottolineiamo i due presupposti di questa invenzione che proprio non ci vanno giù, perché incentrati sull’assunto che in una coppia il tradimento sia una prerogativa femminile mentre, stando alle statistiche dell’Istat, almeno in Italia il primato è tutto al maschile. Ma non ci piace soprattutto la regressione culturale insita nel reggiseno a combinazione di Aizawa, perché veicola l’idea che il maschio debba/possa esercitare un potere/controllo sulla partner e che, in buona sostanza, ci porterebbe indietro di quasi un migliaio di anni: alla cintura di castità medioevale!
Per carità, non escludiamo che in futuro da questa cretinata possa nascere qualcosa di buono per la sicurezza personale (al momento ci vengono in mente le tasche antiborseggio) e per la tecnologia degli indossabili, però, se permettete, per adesso è soltanto una stronzata offensiva per le donne che, per fortuna, il piacere e il tradimento non lo concepiscono a zone come il nostro Aizawa che, sospettiamo, da bambino deve avere avuto qualche problema col seno materno mai psicologicamente risolto.
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