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Il politically correct è una pessima scuola di giornalismo

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Il politically correct
Venendo meno al loro dovere che è quello d’informare correttamente i lettori e di porsi degli interrogativi, i virtuosi del politically correct finiscono puntualmente col trascurare le evidenze e reprimere le domande, preferendo uniformarsi a convenzioni e rituali che con quella dinamica schiettezza che dovrebbe avere l’informazione hanno davvero poco a che fare

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Secondo la Treccani il termine notizia deriva dal latino notitia, che a sua volta è derivato da notus, ovvero “conosciuto”. Ebbene, è in questa precisazione enciclopedica che si annida una delle cause, la più importante secondo noi, della crisi dei giornali cartacei, ai cui direttori, per ovvie ragioni, fa comodo credere di vendere meno copie per colpa del web. È anche colpa del web, ma la principale causa della fuga di lettori dai giornali cartacei è – soprattutto da parte dei giovani – il politicamente corretto. Ciò perché i giovani, non ancora schiavi delle convenzioni e dell’ipocrisia in ragione della loro acerba età, sono soliti pensare in modo ancora schietto, senza velature convenzionali, e per questo in ogni epoca hanno costituito le linee avanzate dall’anticonformismo culturale. Essi, però, un tempo erano sostenuti da una sorta di controcultura che si esprimeva anche attraverso certe, particolari pubblicazioni anticonformiste … possiamo dire che perfino il Risorgimento, fin quando non ci mise le mani Camillo Cavour per “normalizzarlo”, fu il frutto di tale controcultura. Purtroppo, oggi, grazie ai canoni giornalistici imposti da quel guazzabuglio pseudo morale che, di volta in volta, va sotto il nome di woke, cancel culture e hate speech, quando leggiamo un articolo, grazie a ridicole omissioni, ad asterischi, a schwa o ad altre simili fesserie, non si capisce un cazzo (notate bene che non abbiamo messo gli asterischi al posto delle due zeta), sicché paradossalmente, dopo aver letto un articolo sui giornali, spesso il poco notus diviene del tutto ignotus. Alla faccia di quella conoscenza dei fatti che la notitia dovrebbe fornirci.

A questo punto qualcuno si starà domandando, dal momento che hanno le fonti informatiche per arrivare alla notizia, perché alcuni lettori (sempre meno in verità) continuano a comprare i giornali? La ragione è abbastanza semplice: Internet fornisce la notizia asciutta, tutta da approfondire e segmentare, mentre il giornale, pur con i sopra elencati limiti, consente di confrontarsi col vivido pensiero di un altro… quando c’è un pensiero vivido dall’altra parte.

Lo scorso 16 maggio, però, si è esagerato col politicamente corretto da parte di un giornale, “Libero” tanto per non fare nomi, che nella cronaca di Milano, a pagina 37, ha riportato la notizia di un trentenne milanese arrestato perché il 1° novembre avrebbe violentato, in auto, una quindicenne affetta da difficoltà psichiche. Vi risparmiamo i contorni dell’accaduto perché fanno orrore anche ad un uomo come me che ha viso molte albe, dove un personaggio squallido, incapace evidentemente di approcciare con una donna adulta in modo normale, avrebbe approfittato di una minorenne in difficoltà che, tra l’altro, di lui si fidava perché conoscente di famiglia. Dove sta l’esagerazione del giornale? Vi leggiamo il passaggio che ci ha lasciato perplessi così potrete scoprirlo da soli: «Ed è a quel punto che lui avrebbe approfittato della sua condizione di fragilità e dello stato di alterazione alcolica per costringerla a subire rapporti sessuali, senza nemmeno fermare il veicolo». Senza nemmeno fermare il veicolo?

Per come la vediamo noi i casi sono stati due: o il violentatore era uno strabiliante virtuoso del Kamasutra, o il giornalista è caduto anche lui nella trappola del politicamente corretto. Scusate, ma come si fa a guidare un’auto e, allo stesso tempo, violentare una persona? Semplicemente non è possibile, perlomeno non è possibile guidando prodursi nella classica violenza sessuale. Sarebbe stato meglio che, in barba al politicamente corretto, il giornalista di “Libero” (che forse è un principiante perché la testata è solitamente controcorrente…) scrivesse, con le giuste parole, che il violentatore aveva indotto la poverina a toccarlo nelle parti intime mentre era alla guida dell’auto. Avrebbe di sicuro fatto capire ai lettori come si era svolta esattamente la violenza, e avrebbe reso ai loro occhi l’accaduto ancora più riprovevole. Poi, questo ennesimo virtuoso del politically correct non si è fatto nell’articolo l’unica domanda che avrebbe dovuto proporre ai lettori: ma è normale che dei genitori, mediamente responsabili, mandino di notte, per le discoteche la figlia quindicenne psichicamente fragile in compagnia di un estraneo?

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