Strasburgo – Parigi, ieri le prove generali del destino che ci aspetta

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Quando i Paesi comunitari avranno applicato la direttiva di Strasburgo sul copyright, gli utenti non rischieranno più sanzioni per aver scaricato online, e senza autorizzazione, del materiale tutelato dal diritto d’autore, perché la responsabilità sull’acquisizione impropria di materiale protetto non sarà più a carico dei trafugatori ma delle grandi piattaforme come YouTube o Facebook
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Nonostante molti media vi abbiano messo la sordina, ieri sono accaduti due avvenimenti che, dopo il bilaterale Aquisgrana 2 tra Francia e Germania dello scorso 22 gennaio, hanno definitivamente frantumato il mito di una Unione europea aggregante e portatrice di libertà. Ci riferiamo all’incontro JunkerMacronMerkelXi Jinping e al voto per la riforma della norma sul copyright.

Infatti, mentre a Strasburgo il Parlamento europeo approvava la norma con la quale intende dettare le nuove regole sul diritto d’autore, non molto distante, a Parigi, s’incontravano il presidente della Commissione europea, il presidente francese, la cancelliera tedesca e il presidente cinese.

A questo punto, il visitatore del blog si starà chiedendo quale nesso esista tra questi due avvenimenti e in che modo essi farebbero a pezzi il mito dell’Ue.

Intanto bisogna dire che la norma sul copyright, che, in teoria, dovrebbe tutelare i diritti di editori, giornalisti, artisti e ogni operatore d’ingegno, parte da lontano, da quando il sistema di potere si rese conto di non poter esercitare nessun controllo sul web che, come apprese a proprie spese, poteva cambiare l’assetto politico e di potere di un Paese. Così avvenne, ad esempio, con l’inopinata elezione di Trump alla Casa Bianca, contro ogni previsione delle lobby che appoggiavano, invece, Hillary Clinton.

Sicché, quando i Paesi comunitari avranno applicato la direttiva di Strasburgo sul copyright, gli utenti non rischieranno più sanzioni per aver scaricato online, e senza autorizzazione, del materiale tutelato dal diritto d’autore, perché la responsabilità sull’acquisizione impropria di materiale protetto non sarà più a carico dei trafugatori ma delle grandi piattaforme come YouTube o Facebook.

Non ci vuole una particolare capacità antiveggente per prevedere che da quel momento le piattaforme informatiche, dovendo contrattare e pagare ciò che pubblicheranno, saranno esse a decidere cosa, quando e come pubblicare il materiale che hanno acquistato. Vale a dire che a decidere saranno le lobby economiche e finanziarie alle quali tali piattaforme appartengono, ed i cui interessi collimano ormai con le politiche del Fondo monetario internazionale, dell’Unione europea, della Banca centrale europea e perfino con le politiche delle diverse agenzie dellOnu.

Tuttavia, nonostante le forti pressioni esercitate da tali lobby per il tramite dei loro uomini nelle istituzioni comunitarie, il parlamento di Strasburgo ieri si è sostanzialmente diviso in due sulla votazione per il copyright: 348 voti a favore e 310 tra contrari e astenuti. Dunque, sebbene di misura, il sistema di potere ha finalmente messo le mani sulla Rete.

Voilà, è iniziata l’era della censura globalizzata senza colpo ferire!

Ma mentre i media, ognuno con la propria visione del problema, discettavano sul copyright, non molto lontano andava in scena la cerimonia ufficiale della fine dell’Unione europea come palladio di autodeterminazione e di eguaglianza… perché il presidente della Commissione europea Junker ha incontrato il presidente cinese Xi Jinping a Parigi e non a Bruxelles? In proposito i media hanno scritto che Xi ha fatto tappa sotto la torre Eiffel per siglare con l’Unione europea intese sul nucleare, sugli scambi culturali, sull’energia pulita, per sostenere un’Europa «… forte e multipolare».

Sorvolando sul fatto che troviamo smaccatamente tattico il fatto che a preoccuparsi dell’energia pulita sia il Paese che è considerato il più grande inquinatore del pianeta, ci domandiamo il perché della presenza di Macron e della Merkel dal momento che l’Europa, proprio perché multipolare, non può essere rappresentata soltanto da due Paesi. Ma allora l’Unione europea è davvero governata dal direttorio Francia-Germania! Peggio, essa è diventata la cassa di risonanza, il mercato degli interessi, spesso innominabili, di questi due Paesi. E la nostra non è un’iperbole perché ieri a Parigi la Cina ha firmato anche, e soprattutto, per l’acquisto di trecento (avete capito bene, trecento) aerei del consorzio Airbus che ha sede in Francia.

Provate ad indovinare chi sono i due Paesi maggiori azionisti di questo consorzio…

Immagine in evidenza: Junker, Xi Jinping, Macron e Merkel a Parigi (foto dal web)