Scende il Bambino e salgono le speranze

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Mentre il capofamiglia viene risucchiato dal variopinto bailamme del mercato del pesce, le donne di casa abbozzano un menù non rapido da preparare, né facile da digerire, come il fondo per le vongole, il baccalà fritto, il capitone, il misto di pesce, il baccalà in bianco, i friggiarelli al limone, gli struffoli, le paste reali, i mostaccioli, i rococò, la frutta secca e l’insalata di rinforzo
– Enzo Ciaraffa –

Forse è per le diverse civiltà che si sono avvicendate nel Meridione d’Italia che noi campani celebriamo le festività natalizie con dei rituali che stanno a metà strada tra la poiesis greca e la crapula latina. Per comprendere tale premessa bisogna, però, vivere in prima persona il giorno più coinvolgente di tutte le festività natalizie, la vigilia. E chi può riviverlo meglio di un crapulone pentito come me?

Tutto ha inizio grosso modo così. Quando l’alba ancora non ha dischiuso le sue ali luminose, le case in Campania si animano del rumore delle padelle estratte dalla lavastoviglie, delle donne di casa che iniziano a trafficare in cucina, dal cicaleggio dei bambini che già sognano la “mazzetta” natalizia di genitori, zii e nonni. Tutto questo accade mentre il papà si accinge a partire per il mercato del pesce, attrezzato spiritualmente come se andasse a compiere una missione militare.

Quello del mercato del pesce alla vigilia di Natale, in verità, è un rituale nel rituale perché soggiace a regole non-regole che non si riscontrano in nessun’altra parte d’Italia. Infatti, i numerosi banchi dei prodotti ittici, pur se sistemati senza un preciso ordine (sono in pratica gli uni a ridosso degli altri), sono contornati da vasche e tinozze contenenti vongole sputacchianti e guizzanti capitoni, un “ordine disordinato” che, però, non impedisce alla marea di visitatori di avvicinarsi ai banchi per valutare la merce decantata dai pescivendoli in modo colorato e pieno di doppi sensi: «Purtate nu bell capitone a mugliera vosta…», oppure «Regalate ‘e vongole che sputano a socera».

Mentre il capofamiglia viene risucchiato da questo variopinto bailamme, le donne di casa hanno già abbozzato un menù non rapido da prepararsi, né facile da digerire e, d’altronde, basta scorrerlo anche soltanto sulla carta per sentire già la necessità di ricorrere alla Citrosodina. Si tratta del fondo per le vongole, di baccalà fritto nell’olio – lo stesso che servirà anche per baccalà, capitone, misto di pesce – di baccalà in bianco, di friggiarelli al limone, di struffoli, di paste reali, di mostaccioli, di rococò, di frutta secca e dell’insalata di rinforzo.

L’insalata di rinforzo ha questo nome perché si compone di ingredienti stuzzicanti che, per quanto affatto leggeri, hanno il compito di rinforzare l’appetito, grazie alla scarola riccia, ai pezzi freddi di cavolo lessato, ai peperoni sottaceto, alle acciughe in salamoia pulite e lavate, alle olive, ai tranci freddi di baccalà lessato, alla giardiniera ed ai capperi. Come si vede, manca la carne perché questo era, un tempo, il desinare della vigilia di Natale dei ceti popolari, quando la carne potevano permettersela soltanto i ricchi, e le famiglie non abbienti ripiegavano sul baccalà, oltre che sul pesce di riva, generi che allora costavano un’inezia.

I mostaccioli, come informa Catone il Censore nell’opera “De agri cultura”, sono dei dolci di forma romboidale ereditati dagli antichi romani, i quali li preparavano combinando farina, miele e mosto; mentre le paste reali, vere opere d’arte dolciaria, sono composte esclusivamente da zucchero e pasta di mandorle… una bomba atomica calorica che va ad aggiungersi a tutte le altre bombe della tavolata!

Per quanto ai nostri amici del Nord possa sembrare impossibile che una cena del genere veda, poi, sopravvivere i commensali, una volta che essa è finita, i maschi si danno tranquillamente al gioco delle carte, mentre le donne ed i bambini a quello della tombola. Tutto ciò, di solito, avviene mentre la resina di una pigna, infilata nella brace del camino, effonde per la casa un profumo mistico e gaio allo stesso tempo. Si vedono adulti che, come bambini, si stringono attorno ai genitori in un’atmosfera di intima serenità e, se non fosse per i botti che, invariabilmente, si odono in lontananza, verrebbe da pensare che la notte della vigilia di Natale sia veramente magica.

Ai primi rintocchi delle campane il gioco cessa e, sbucando da case che ancora odorano di ogni ben di Dio, i nuclei familiari prendono a dirigere verso la Chiesa… non ho mai capito se per salutare la nascita del divino bambino o per ringraziarlo di non averli fatti scoppiare a tavola.

Ma quando l’organo incomincia ad effondere le note del “Tu scendi dalle stelle”, le persone pensano ai triboli e alle gioie dell’anno che sta volgendo al termine, sentendosi tutte più vicine tra di loro e motivate nel chiedere a Gesù salute, pace e prosperità.

Ed è così che le preghiere, i sogni e le speranze che, per fortuna, non sono pesanti come lo stomaco della vigilia di Natale, iniziano a salire verso Colui che ci guarda da inenarrabili altezze.

Vignetta Donato Tesauro
Immagine di copertina: il mercato del pesce a Napoli (foto Dagospia)